Lee Yoon-ki è uno dei re del k-romantic, ovvero del genere romantico-sentimentale che ogni anno sforna decine di opere nel cinema made in Korea. Uno specialista di quei film incentrati su una coppia di personaggi, un uomo e una donna, un lui e una lei, le cui esistenze si intrecciano (o si sono intrecciano in passate) intorno ad un amore, più o meno fuggitivo, più o meno (in)stabile. Lee Yoon-ki è quindi un po’ il regista/dottore del cuore e dei (buoni) sentimenti.
A man and a woman ne è l’ennesima riprova. Protagonisti due personaggi in qualche modo comuni ma allo stesso tempo borderline: Ki-hong è un architetto, ha una famiglia problematica con una figlia che soffre di depressione e una moglie mentalmente psicolabile; Sang-min ha un marito lontano e un figlio autistico. Due coreani che s’incontrano a Helsinki, dove lui sta lavorando e dove lei si è recata per mandare il figlioletto ad un campo speciale. Bloccati da un’ingente nevicata che paralizza la città, si ritroveranno così vicini da amarsi. Qualche mese dopo si rincontrano e…
A man and a woman è un film per romanticoni cronici, di quelli che, come in una telenovela all’italiana, vogliono soffrire (e soffrono!) con i protagonisti. Ovviamente è chiaro sin da subito come si evolverà la vicenda perché tutto è assai prevedibile (come in amore?), ma nonostante questo c’è qualcosa che ci spinge a seguire gli sviluppi di questa spassionata love story.
A man and a woman è delicatissimo nei toni e la buona recitazione dei due interpreti, assolute star in Corea, ovvero Yoo Gong e Jeon Do-yeon, vi si allinea perfettamente. Tutto è così lieve, impalpabile, che alla lunga affatica, per non dire che annoia. Risultato: A man and a woman è un film poeticamente melenso, spiccicato a tanti altri filmetti sentimentali che fanno presa su un pubblico prettamente femminile, di quelli che credono ancora nell’amor vincit omnia pur sapendo che ciò non è vero.