Chi ha amato The Raid e The Raid 2, amerà alla follia anche Headshot di Kimo Stamboel e Timo Tjahjanto. Headshot è infatti il massimo che si possa chiedere in termini di action splatter. È una vera goduria per gli appassionati delle scazzottate a suon di arti marziali, pistole automatiche, braccia spezzate e morti acrobatiche.
Iko Uwais è Ishmael, un uomo che in passato è stato sfruttato come una macchina per uccidere e ora soffre di una strana e dolorosa amnesia. Ma quando torna all’uomo che era, anche il male riaffiora. E merita vendetta. Una violenza che stavolta punta anche a difendere l’unica luce trovata dopo tanto tempo: la dottoressa Ailin (Chelsea Islan).
Headshot ci ricorda come il cinema indonesiano sia capace di film abili nel mischiare alla perfezione pugni, sangue a litri, ossa sbriciolate e un pizzico di romanticismo. I due registi, infatti, giocano su questo doppio registro per far respirare il film, permettendo di far prendere aria e nuovo entusiasmo anche allo spettatore, desideroso dell’ennesimo corpo a corpo.
La regia è assolutamente spettacolare, movimentatissima, salta, cade, attacca e subisce insieme ai suoi protagonisti. La macchina da presa sposa il loro punto di vista, o forse sarebbe meglio dire quello della violenza, fino a condurci in un vortice assolutamente godurioso. Scontato dire che per gli appassionati del genere è un vero spasso.
Certo, la trama lascia un po’ a desiderare, seguendo semplicemente lo schema della vendetta tremenda vendetta da portare a termine. È un po’ il Kill Bill della situazione, dove uno ad uno, uno dopo l’altro, tutti gli scagnozzi del cattivone devono essere fatti fuori, fino ad arrivare a uccidere anche il vertice della piramide. Ma la tensione è così forte da condurci in un batter d’occhio alla fine, alla quale arriviamo assolutamente appagati.
Come sempre notevole Sunny Pang nei panni del villain Mr Lee, una tipologia di personaggio non nuova per lui, che sa vestire come pochi altri.