C’è un’inspiegabile magia che avvolge e si dipana da La ricompensa del gatto, meraviglioso film d’animazione diretto da Hiroyuki Morita e prodotto dallo Studio Ghibli. Quest’ultimo, pleonastico dirlo, ci ha abituato ad una miriade di capolavori, uno più bello dell’altro. La ricompensa del gatto è un regalo allo spettatore, alla sua immaginazione, alla sua fantasia, alla sua voglia di evadere dalla realtà verso mondi impensabili, che esistono solo nella più fulgida creatività.
Protagonista de La ricompensa del gatto è Haru, una ragazza di 17 anni stanca e annoiata dalla sua vita studentesca, che un giorno salva un gatto ad un soffio dall’essere investito da un camion. Un gatto che sta su due piedi, che parla, che la saluta. Haru, ovviamente, ne rimane scioccata. Ma è solo il primo fatto anomalo che i suoi occhi vedranno. Infatti, durante la notte il Re dei Gatti le fa visita per ringraziarla d’aver salvato il suo erede al trono. Ma non finisce qui, perché per lei è prevista una ricompensa a dir poco surreale…
Ne La ricompensa del gatto Haru è a tutti gli effetti l’Alice di turno. Il suo paese delle meraviglie è il regno dei gatti. E vi accederà non guidata da un coniglio bianco, ma da un ciccionissimo gatto bianco. E la porta si apre su un mondo che neppure nel migliore dei sogni avrebbe mai potuto fantasticare. Mondi fantastici che poi sono la più corposa trovata dei film dello Studio Ghibli. Basti ricordare, su tutti, Il mio vicino Totoro in cui la piccola Mei scopre e cade dentro un misterioso varco tra i cespugli.
A molti quindi La ricompensa del gatto suonerà come l’ennesima variazione dello Studio Ghibli sul solito tema, quando in realtà si tratta dell’ennesima magnifica e immaginifica creatura di una mente creatrice inesauribile, abile nel cibare la nostra richiesta di fantasia come solo i grandi novellieri di un tempo sapevano fare.