La vérité (The Truth) di Hirokazu Kore-eda: recensione
È un film che sorprende da più punti di vista La vérité (The Truth) di Hirokazu Kore-eda, primo film girato fuori dal Giappone per il grande regista asiatico. Protagoniste due premiere dame del cinema francese, Catherine Deneuve e Juliette Binoche, affiancate da Ethan Hawke.
Un film che sorprende pur non abbagliando, ma convincendo nel complesso. È una sorpresa perché dopo anni di film roboanti e d’alto impatto visivo (e non solo), il Festival di Venezia ha aperto con un film “piccolo”, minimalista, girato quasi interamente in interni, che palesa la sua origine teatrale, proponendoci il lato spiritoso (che non ti aspetti!) del regista giapponese.
Sorprende come il film sembri perfettamente francese, in toni, umori, colori, con una sceneggiatura calibrata e frizzante, ben imperniata su dialoghi che mettono in risalto, pur senza eccessi né stonature, la bravura attoriale della Deneuve e della Binoche, dive rispettivamente di ieri e di oggi che sanno sapientemente spartire la scena senza pestarsi i piedi.
Il rapporto madre-figlia, ma soprattutto quello tra realtà e finzione, racconto di sé e degli altri, con una componente di meta-cinema forte ma allo stesso tempo delicata. Più temi “ingombranti” che non si spintonano, ma, proprio come le due interpreti, sanno convivere in modo saggio e ben diluito lungo tutto il film.
Kore-eda all’apparenza rinuncia a qualcosa di sé, dello stile che lo ha reso il regista delle cose semplici per eccellenza. Perde quella componente stagionale, per lo più autunnale, dei suoi film precedenti, confinandola nelle scene d’apertura e chiusura. Ma la raffinatezza di fondo del suo sguardo rimane quella, per lo più intatta, e questo colpisce. Anzi, funziona dentro come fuori dal Giappone, e in terra straniera, in questo caso la Francia, pare avere una sorta di mutazione che profuma di bel cinema d’autore per tutti.