L’assassina (The Villainess) di Jung Byung-gil: oltre l’action movie – recensione

Kim Ok bin in L'assassina - The Villainess film

Recensione di L’assassina (The Villainess) del regista coreano Jung Byung-gil.

Scritto da Giovanni Malik.

Che ai registi coreani piaccia osare, stupire, alzare sempre di più l’asticella, oramai è risaputo. E possono essere vari gli esempi citabili. L’assassina (The Villainess) di Jung Byung-gil va addirittura oltre, oltre il cult, segnando un imprescindibile punto di non ritorno nel genere action. Nikita, Kill Bill, John Wick, Hardcore!, The Raid. I riferimenti (o richiami) individuabili sono vari. Ma L’assassina (The Villainess) vuole superare propri tutti, come un figlio che vuole essere assolutamente superiore al padre, ricordato più del padre.

L’assassina (The Villainess) inizia come un videogames, con una soggettiva che ricorda nitidamente quella di Tomb Raider della vecchia Play Station 1, un incipit che in Hardcore! (2015) di Ilya Naishuller era in realtà un film intero. Vediamo quello che vede la protagonista, saltiamo, cadiamo, uccidiamo con lei. Tutto è velocissimo, acrobatico, rocambolesco, morbosamente figo. Ribaltando la prospettiva orizzontale della nota sequenza del tunnel di Old Boy, Jung Byung-gil ci trascina in una carneficina mai vista prima, che si conclude solo dopo una bella testata contro uno specchio e un salto in strada giù da una finestra andata in frantumi.

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Tutta forma e zero contenuto? Non proprio. L’assassina (The Villainess) vive delle sue sequenze action, che declina in ogni forma possibile, dalla moto a tutta velocità come in Mission Impossible 2 e Ronin all’autobus che si ribalta nell’esaltante e prolungata scena finale. Il contenuto è una donna cresciuta e addestrata a uccidere sin dalla tenera età, vivendo di crimini commissionati fino al giorno in cui le si presenta l’occasione per cambiare vita: il prezzo è lavorare dieci anni per l’Intelligence sudcoreana come cellula dormiente, poi, finito questo tempo, sarà libera in tutto e per tutto. Ma qualcosa va storto e il passato, disegnato da un sadico burattinaio, le si ritorcerà contro, mettendo tutto in discussione.

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L’assassina (The Villainess) è divertimento e coinvolgimento dello spettatore allo stato puro, a tratti pure fin troppo tirato, al limite dell’indigesto. Il film eccede nel sangue e nella violenza a livelli mai visti primi nel cinema mondiale. Il tecnicismo è altissimo, ma il suo scopo non è farsi stile, ma catturare chi guarda in qualcosa a cui non ha mai assistito. E ci riesce. A costo di qualche spettatore stordito o scioccato da cotanta tracotanza di coniugare intrattenimento e innovazione, verso una forma di ibridazione tra cinema e videogame che nel genere action sposta con forza il “gagliardetto” del primato in Corea del Sud. La sfida a Hollywood è lanciata, e L’assassina (The Villainess) pare destinato a restare sul trono molto a lungo.

Questa era la recensione, ora goditi il trailer del film:

L’assassina (The Villainess) di Jung Byung-gil: oltre l’action movie – recensione ultima modifica: 2018-03-28T13:36:29+02:00 da Tommaso Tronconi

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