L’abito non fa il monaco. È proprio il caso di dirlo riguardo a Yoon Ji-wook (Cha Seung-Won), protagonista di Man on High Heels di Jang Jin. Perché Yoon è duro fuori ma tenero dentro. Anzi di più: è uomo fuori ma donna dentro.
Yoon è un detective che non rinuncia ad una spiccata violenza omicida nel portare a compimento il suo dovere di poliziotto. Ma questa vita lavorativa, fatta di scazzottate, ferite, cicatrici su tutto il corpo, cappe di fumo in locali annebbiati da alcol e droga, non si addice alla sua vita privata. Per diventare donna, e far sì che le operazioni a cui si sottopone abbiano effetto, Yoon deve rinunciare al suo lavoro. Essere o apparire, anzi essere o non essere poliziotto picchiaduro?
Man on High Heels di Jang Jin è un film di grande intelligenza e delicatezza. Affronta il tema delle identità transgender con una storia molto originale, che nel suo configurarsi estrema e borderline centra appieno il nocciolo della questione. Possono convivere due identità all’interno dello stesso corpo e della stessa anima? O si è necessariamente e inevitabilmente costretti a scegliere? Il regista confeziona un’opera che, pur con qualche lentezza, funziona sia nella sua parte più estroversa (fortemente action) sia in quella più introversa (in cui il protagonista si guarda allo specchio e si confronta con se stesso). Il passo della regia, così, cambia continuamente: prima esaltante ed esaltato, poi dolce, quasi romantico, vagamente nostalgico, alternando un inizio e un pre-finale che ricordano molto quelli di Bittersweet life di Kim Ji-Woon a passaggi “al femminile” che paiono la versione noir e meno colorata di Tutto su mia madre di Almodovar.
Man on High Heels di Jang Jin è quindi un film acuto, acuminato come i tacchi del titolo. Che fa divertire e riflettere nei momenti giusti, in una concertazione degli estremi difficile ma per lo più riuscita. Insomma, un film che sa stare sui tacchi alti, ma anche a testa alta.