Recensione di Metamorphosis di Kim Hong-sun.
C’è un nuovo titolo da annotare nella lista dei grandi film sull’esorcismo. Ed è coreano. Si tratta di Metamorphosis di Kim Hong-sun, un horror che coinvolge e spaventa sin dalla prima sequenza, dove il sangue sgronda a fiumi dalle pareti e nessun personaggio è quello che dice di essere.
Da L’esorcista di William Friedkin (1973) in poi, il cinema ha visto dozzine e dozzine di ragazzine possedute dal demonio, sacerdoti in affanno nel domarlo, demoni capaci di manipolare la realtà. E il cinema americano è stato una vera fucina di saghe o pseudo tali perfette per far cassa al botteghino. Ma quantità non va sempre a braccetto con qualità.
Ecco, Metamorphosis è un horror esorcistico di grande qualità e valore estetico. Un’opera che entra nell’olimpo dei cult pur inanellando un rosario di elementi da scult. E questo non è da tutti, anzi direi che è un pregio in cui riescono in pochi. Animali scuoiati e appesi al soffitto, sangue vomitato a fiumi, adolescenti trasformate in mostri ai limiti dello zombie movie. Ma anche topoi tipici del genere horror, come la casa stregata infestata da demoni liberi di fare e disfare quello che vogliono o il tema del doppio che non solo altera la personalità dei personaggi ma addirittura li “clona”. Metamorphosis riesce nell’amalgamare tutti questi ingredienti, già molto saporiti anche presi a sé, ottenendo un prodotto che sa tenerci incollati alla sedia (sia per la tensione sia per la paura che suscita) grazie ad una sceneggiatura in cui, a differenza di molti prodotti horror annacquati per il grande pubblico, ogni scena è funzionale e indispensabile. Niente è superfluo, niente è messo lì solo per fare volume. Ogni dettaglio, che risalta in tutto il suo terrore e splendore nella fitta e curatissima fotografia di Yoon Ju-hwan, è (im)portante.
Metamorphosis di Kim Hong-sun, insieme a Goksung – La presenza del diavolo (The Wailing) di Na Hong-jin, è uno dei migliori film dell’orrore sulla figura del maligno made in Korea. Di quelli che i veri fan, che amano il (vero) genere che sconfina del gore, sapranno apprezzare.