Lunghi piani-sequenza, colori acidi, luci al neon, abiti fluorescenti, tempo sospeso. È Millennium Mambo di Hou Hsiao-hsien, Premio del Consiglio superiore tecnico al Festival di Cannes 2001.
Al centro l’amore tormentato e malato tra la bella Vicky e l’irrequieto Hao-hao. Un tira-e-molla senza fine, doloroso, frutto di un sentimento possessivo e manesco, opprimente e molesto. Uno di quegli amori dai quali uno vorrebbe liberarsi, ma allo stesso tempo indistruttibili come una catena di ferro incantata. Almeno fino a che non irrompe nella storia Jack, un uomo più maturo e forse più affidabile di Hao-hao…
Millennium Mambo di Hou Hsiao-hsien è uno spaccato della gioventù del Terzo Millennio. La voce over della giovane donna racconta quanto successo dieci anni prima, e in questa dinamica di amarcord il tempo si ferma, anzi si perde, si confonde, rinnegando la sua linearità. I personaggi si muovono per lo più in interni, ora la casa di Vicky ora il night club dove la giovane lavora. La macchina da presa osserva e segue questa vita quotidiana, in momenti apparentemente trascurabili che però nascondono i germi più profondi della realtà.
Hou Hsiao-hsien realizza un’opera sfuggente, una chimera, una sfinge orientale, in cui lo spettatore galleggia in balìa di una seduzione filmica ignota. Una seduzione che però, poiché troppo autoriale, sconfina a più riprese (ci duole dirlo) nella noia. Millennium Mambo è una danza inquieta, allo stesso tempo pacata e sfrenata a ritmo di una pressoché ininterrotta musica techno. Un’opera che non convince del tutto, ma getta le direttrici di molto cinema contemporaneo, dove la riflessione sul tempo surclassa il concetto di narrazione.
P.s. il mambo del titolo, non c’è…
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