Recensione del film coreano Move the grave di Jeong Seung-o.
Una storia piccola, semplice, di dinamiche interiori che si fanno esteriori e viceversa, dove ogni singolo deve confrontarsi con quel “collettivo” che, volente e nolente, ci accomuna tutti senza scampo: la famiglia. Il motivo riguarda l’affetto per eccellenza, i genitori, in particolare il padre, la cui tomba deve essere spostata a causa di lavori di modernizzazione del cimitero. Che fare dunque, spostarne le ossa e cremarlo? Quattro sorelle e un fratello quasi introvabile, che non si vedono da tempo, si trovano costretti a scegliere, mettendo in gioco scelte di vita, ricordi, rimpianti.
Move the grave di Jeong Seung-o sposa uno sguardo morbidissimo che ha del pregevole, con alcuni passaggi da commedia delicata e altri dove calca la mano su quei sentimenti che ci pungono il cuore. I toni, però, non si fanno mai disperati né urlati. E le emozioni non mancano, sgorgando da una sceneggiatura scritta con cura e pazienza, che distilla poco a poco i conflitti racchiusi nei volti e nelle azioni dei bei personaggi, tratteggiati con mano ferma ma quasi impercettibile.
Nei toni pacati ma decisi e nello spaccato di “ritratto di famiglia”, Move the grave ricorda Le ricette della signora Toku di Naomi Kawase e Little Sister di Hirokazu Koreeda. C’è la poesia dell’abbandono e della solitudine, della condivisione e del dialogo in questo piccolo grande film che, al netto di un paio di lungaggini nella seconda parte (troppo lunghe e didascaliche le sequenze dedicate alla giovane rimasta incinta o la cena tutti insieme alla vigilia del giorno dello spostamento), sa far breccia nella nostra sensibilità, mettendoci di fronte a situazioni familiari che sentiamo nostre sin dalle prime scene.