Recensione del film Night in Paradise di Park Hoon-jung.
Scritta da Pietro Braccio.
Presentato fuori concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Night in Paradise (Nak Won Eui Bam) del coreano Park Hoon-jung è un gangster movie che mescola elementi tipici del genere (sia asiatici che occidentali) ad elementi più consoni ai film drammatici servendosi di un intreccio classico che, nonostante alcuni cliché evitabili e certe situazioni che sanno di già visto, sa essere coinvolgente. Il risultato, nonostante tutto, è moderno e godibile, anche se, come capita a molto cinema made in korea, è difficilmente collocabile dentro ad un solo genere cinematografico.
Night in Paradise riprende le atmosfere cupe di New World (2013) e racconta la storia di un giovane uomo che, dopo essersi fatto qualche nemico di troppo, perde la sorella e la nipote in un incidente stradale non del tutto fortuito. Un fattaccio che scatena la sua voglia di vendetta, da ottenere rigorosamente da solo. Ne nasce uno scontro tra gang che costringe il protagonista a nascondersi su un’isola (il paradiso del titolo) dove incontra una misteriosa ragazza (è qui che, un po’ goffamente, si passa dal gangster movie a toni melo-drammatici).
Differentemente da molti altri film sudcoreani, Night in Paradise non si preoccupa di mostrare sangue e violenza, anche se i colpi, di armi e di mani, non mancano. Così come non mancano né una piccola dose di melò né vari sprazzi di umorismo. Nel complesso, però, nessuno di questi ingredienti riesce a rendere il film minimamente memorabile.