Nothing or everything di Gyeol Kim: la recensione

nothing or everything film coreano

Recensione del film coreano Nothing or everything di Gyeol Kim.

Nomen omen. Il titolo dell’opera prima della regista coreana Gyeol Kim porta con sé il giudizio finale che si può avere del film: o bene bene (everything, tutto) o male male (nothing, niente). Non sono ammesse mezze misure. E purtroppo l’ago della bilancia pende sul versante negativo. Infatti, Nothing or everything è un film che rasenta il vuoto di contenuti, cercando di mascherarlo dietro una regia che fa fin troppo per colmare i buchi di una sceneggiatura inesistente.

Nothing or everything si configura come uno di quei film coreani radicalmente indipendenti, che con pochissimo budget palesano l’esigenza di un regista di “piantare la prima bandierina”, di farsi vedere, cercando di mettere in luce le proprie capacità. Perché questo è il cuore della faccenda: Gyeol Kim ha del talento, ma l’ansia del “traguardo” del primo film quasi la conduce all’auto-sabotaggio. Dategli la sceneggiatura di un buon horror, e questa giovane regista coreana saprà farne un buon film.

Nothing or everything non gli rende merito. E lo spettatore rimane distante e allibito di fronte ad un intreccio che non comincia mai, restando per tutto il film il fantasma di se stesso. Che questo mood indefinito e onirico fosse volontario? Possibile, se non addirittura probabile. Ma l’esito è masochistico.

Nothing or everything di Gyeol Kim: la recensione ultima modifica: 2018-12-03T19:23:55+01:00 da Tommaso Tronconi

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