Peninsula di Yeon Sang-ho: recensione sequel di Train to Busan

Peninsula film coreano

Recensione di Peninsula di Yeon Sang-ho, sequel di Train to Busan.

Scritta da Pietro Braccio.

Dopo quel capolavoro di apocalisse zombie di Train to Busan, accompagnato dal buono ma non del tutto riuscito Seoul Station, ci si aspettava un sequel all’altezza. Peninsula, purtroppo, non lo è. Duole dirlo, ma è una verità lampante, sotto gli occhi di ogni spettatore appassionato sia di cinema coreano sia di zombie movie, due realtà che negli ultimi anni stanno dando davvero molto al cinema mondiale (si pensi alle serie Netflix Kingdom e Non siamo più vivi, ma anche al film #Alive).

Peninsula paga un’ansia da prestazione evidente e inevitabile, cercando di “campare di rendita” del film precedente, dimenticandosi di trovare una propria identità, una propria strada, una propria idea. E forse è proprio quest’ultima che manca a dar sostanza ad una nuova invasione di non morti. La trama è esilissima, scheletro fragilissimo schiacciato da una sovrabbondanza di effetti speciali che danno colore ma non sapore. Peninsula, infatti, cede ad un uso della computer grafica che ha ancora troppo le fattezze di un videogioco, creando quindi un certo scarto rispetto al resto della confezione visiva del film. A questo va aggiunta poi una sceneggiatura che non prende mai vigore né respiro, avvitandosi su se stessa minuto dopo minuto, fino quasi a far risultare il film noioso.

Peninsula è quindi un prodotto mainstream che però ha le gambe corte, dove quasi nulla ha la forza di lasciare il segno, né le performance modeste degli attori né sequenze capaci di rimanere impresse né quella sensazione di terrore e divertimento che invece possedeva con forza e costanza quel precedente illustre di Train to Busan.

Peninsula di Yeon Sang-ho: recensione sequel di Train to Busan ultima modifica: 2022-06-14T15:41:28+02:00 da Tommaso Tronconi

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