Antiporno di Sion Sono: la recensione del film

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Recensione del film Antiporno di Sion Sono.

Sion Sono è uno di quei registi di culto per i quali troppo spesso si è cercato un’interpretazione sensata al non-sense di molti suoi film. Un autore eccentrico, eclettico, amatissimo, fuori da ogni canone. Sion Sono stupisce sempre, nel bene o nel male, con film che sanno pungere il nostro sguardo e la nostra pancia, ma non sempre le antenne della comune comprensione. Tra i tanti, si pensi a Tag o Tokyo Vampire Hotel. Ma forse in Antiporno, oltre la sua apparenza scanzonata e coloratissima (cifra distintiva di tutto il cinema del regista giapponese), c’è qualcosa di più del semplice divertissement fine a se stesso.

Protagonista è Kyoko, un’artista a dir poco stravagante che ha fatto della sessualità la propria stella polare, tra vita reale e vita inventata in film porno, quadri, romanzi. Gioisce della sua condizione di prostituta e maltratta i propri assistenti. Ma forse Kyoko è solo il personaggio di un film che non riesce a compiersi e l’attrice che la interpreta è una giovane timida e complessata a causa di alcuni traumi adolescenziali.

In un’esplosione di luci e colori, che piovono e grondano sul film con vitalità incontenibile, Antiporno è, come il titolo lascia intuire, un oggetto cinematografico sfuggente, ora tutto e ora il contrario di tutto. Dadaista e surrealista, è un’opera che diverte e anche eccita lo spettatore, in una girandola allucinata di situazioni che ora omaggiano (o sberleffano?) i cosiddetti pinku eiga (pellicole softcore low budget in voga negli anni Sessanta) ora sconfinano nel meta-cinema più palese, bizzarro e folle. Ma in questo trip che intriga e spiazza, ora grottesco e ora amarissimo, ora infantile e ora visionario, Sion Sono getta un seme di riflessione sulla condizione della donna in Giappone, ieri come oggi, in uno status quo sociale e morale che pare non essere cambiato. Una donna traviata dal “libero inganno”, illusa d’essere emancipata, libera nel libertinismo di una società che le fa credere di essere soggetto quando invece è ancora (oggi) oggetto (sessuale), schiava da comandare a suon di schiaffi, umiliazioni, aberrazioni, al guinzaglio di una cultura che fa del cinismo dell’uomo uno dei propri tratti dominanti e dominatori.

Antiporno di Sion Sono: la recensione del film ultima modifica: 2018-08-04T20:07:06+02:00 da Tommaso Tronconi

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