Recensione del film Claire’s Camera di Hong Sang-soo con Isabelle Huppert e Kim Min-hee.
La voglia di girare film di Hong Sang-soo è incontenibile. E lo dimostra Claire’s Camera, terzo film realizzato nel 2017 insieme a On the Beach at Night Alone e The Day After. Hong Sang-soo non smette di lavorare mai, neppure quando è al Festival di Cannes. Infatti, Claire’s Camera nasce nelle pause e nei tempi morti della kermesse francese tra un impegno professionale e l’altro dei tre interpreti del film: Isabelle Huppert, Kim Min-hee e lo stesso Hong Sang-soo, stavolta sia davanti che dietro la macchina da presa.
Claire’s Camera è un film piccolissimo, un joke, quasi un balocco che il regista coreano non è riuscito a non scartare, come un bambino impaziente d’aprire un regalo. La trama infatti è esilissima. Vi s’incrociano tre personaggi: la giovane e bella Jeon Man-hee, licenziata dal suo capo senza una particolare ragione; Claire, una parigina per la prima volta a Cannes nei giorni del festival, presa a fotografare qualsiasi cosa; il regista So Wan-soo, in Costa Azzurra per presentare il suo ultimo film.
Per tutti e tre gli attori è un grande gioco, denso di ironia tra finzione e realtà, tra chi si è prima e dopo il fatidico ciak. “Con alla mano” quasi un canovaccio da Commedia dell’Arte, tutto pare improvvisato ma non lo è. I dialoghi sono lunghi, perfetti per i piani sequenza adorati da Hong Sang-soo per sviluppare l’empatia coi e tra i suoi personaggi, oltre alla consueta riflessione sul Tempo. Perché questo è il cuore della filmografia del minimalista e intimista regista coreano. Stavolta si affida quasi al niente, a poco e nulla, ad una Polaroid e alle foto scattate da Claire per fermare il tempo. Oltre l’istante della foto, ciascuno di noi è un’altra persona, cambiata, invecchiata, mutata d’umore, e non sarà più la stessa per il resto della giornata e, chissà, della vita. Il tempo è da acciuffare con una foto, o almeno ci illudiamo di riuscirci. Mentre tutto scorre e continua a scorrere senza sosta e senza un senso.
Claire’s Camera è quindi un film all’apparenza inutile, superfluo, pleonastico. Di cui non sentiremo la mancanza. Ma ne siamo davvero sicuri? È qui che emerge la genialità di Hong Sang-soo, che ci consegna l’ennesimo piccolo film che a ben vedere non è tale, tassello che non possiamo più togliere in una filmografia che si ciba di se stessa, e che contemporaneamente cresce e rimane giovane. Come una fotografia, appunto.