Se la produzione di Along with the Gods fosse stata americana, lo avremmo definito un’americanata. Essendo coreana al 100%, lo possiamo definire senza troppi rischi una koreanata.
Along with the Gods di Kim Yong-hwa, con un cast stellare che va da Cha Tae-hyun a Ha Jung-woo, Ju Ji-hun a Do Kyung-soo, è primo caso in Corea del Sud di film diviso in due parti (The Two Worlds e The Last 49 Days) girate insieme ma fatte uscire in sala a distanza di mesi l’una dall’altra (la seconda parte è prevista per l’estate 2018). Un esperimento cinematografico che mette in campo un grosso sforzo produttivo e una quantità di effetti speciali da far invidia al cinema americano.
Se non fosse per l’infittirsi della trama a causa di uno spirito maligno che complica la reincarnazione del protagonista, Along with the Gods è una sequenza di “luoghi” e personaggi, di tribunali a cui sottoporsi come fossero fatiche di Ercole, per giungere di fronte al giudizio finale un po’ come al traguardo del celeberrimo Gioco dell’Oca. Con un’estetica che mischia Avatar, Star Wars (le spade dei guardiani), La storia infinita, Fantaghirò e tanti altri must occidentali ascrivibili, in parte o in tutto, al genere fantasy, Along with the Gods è un blockbusterone capace di trovare pubblico sicuramente in patria, poiché riprende molto l’estetica dei film del cinese Tsui Hark e del suo Detective Dee, ma anche in occidente, di qua e di là dall’Atlantico.
Unica differenza rispetto al “cugino” cinema cinese fantasy è che questo non si prende sul serio, mentre quello coreano vuole, tra un effetto speciale e una gag comica, porre una qualche morale che vada a colpire la sensibilità e non solo l’intrattenimento di chi guarda. I coreani, pur prendendo spunto dalla webcomic series Singwa Hamgge di Joo Ho-Min, vogliono anche farci riflettere sui corsi e ricorsi che intercorrono tra ciò che facciamo in vita e ciò che accadrà “oltre”, quando verremo giudicati per l’eternità. Insomma, non vuole dimenticare le tre grandi domande che fondano la storia dell’uomo: da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Ecco, Along with the Gods più o meno timidamente tira un colpo al cerchio e uno alla botte, mascherando ora l’uno ora l’altro, per darsi un tono e uno spessore a mo’ di scopo per non farsi ricordare solo come un ammasso di spettacolari effetti speciali. I quali, duole dirlo, alla lunga annoiano. The Last 49 Days sarà la fotocopia di The Two Worlds? Temo di sì. A voi la scelta se aspettarlo o meno alle porte dei cinema (e non dell’inferno eh!).