Right Now, Wrong Then di Hong Sang-soo: la recensione

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Right Now, Wrong Then è l’ennesimo capitolo dedicato da Hong Sang-soo al Tempo all’interno di quel “libro del cinema” che pare non estinguersi mai, proprio come la capacità creativa del regista coreano. Quel Tempo irreversibile che può riavvolgersi su se stesso solo e soltanto dentro il “cerchio magico” di un film.

Come sarebbe andata se? Quante volte ci siamo posti questa domanda, coscienti di come una parola o un gesto in più o in meno avesse potuto cambiare un breve istante o l’intero destino della nostra storia personale. Pardo d’oro al Festival di Locarno 2015, Right Now, Wrong Then ci interroga proprio su questo, sull’ora e sul dopo, sull’incognita degli attimi. Dunque non la stessa storia da due punti di vista differenti, ma due tra le (tante) varianti della stessa storia, dello stesso incontro, nello stesso lasso di tempo.

Piccoli gesti, battute apparentemente inutili, silenzi e lunghe chiacchierate che rasentano la banalità. Hong Sang-soo continua ad osservare la vita ma con gli occhi e le possibilità del cinema, vera e propria stregoneria dotata di quel rewind che (troppo) spesso vorremmo azionare nella realtà. Il regista coreano continua ad indagare il tempo e quindi il cinema, il cinema e quindi il tempo, facendo delle due entità una cosa sola, uno stesso discorso dello stesso ragionamento.

C’è quasi sempre un regista, una giovane fan, un bar dove bere soju dopo l’orario di chiusura. Hong Sang-soo usa sempre i soliti quattro accordi, come una di quelle canzonette che sanno come bucare la radio. Sa di ripetersi, ma fa della ripetizione l’essenza filosofica del suo cinema, fino a riuscire, proprio come un mago esperto, a trovare ogni volta un risvolto precedentemente inespresso.

Bravissimi i due attori protagonisti. In particolare il “lui” del caso, Jeong Jae-yeong, capace di dominare con sobrietà e precisione piani sequenza più lunghi del solito.

Right Now, Wrong Then di Hong Sang-soo: la recensione ultima modifica: 2016-03-14T18:49:26+01:00 da Tommaso Tronconi

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