Recensione di Ritratto di famiglia con tempesta di Hirokazu Kore-eda.
Uniti anche da separati, separati senza perdere l’umanità costruita nel passato. Con Ritratto di famiglia con tempesta, il regista giapponese Hirokazu Kore-eda torna ancora una volta ad indagare la famiglia, i suoi rapporti interni, in particolare quelli tra padre e figlio, sia quest’ultimo adulto o ancora bambino.
After the storm, titolo originale più da film apocalittico che non intimista, rende perfettamente l’idea di come l’uomo sia costretto a cambiare, e a riscoprire la comunicazione verbale tra le anime, in seguito ad una calamità naturale che non lascia scampo, che non permette di fuggire e rimandare ad libitum quei panni da lavare e risciacquare in casa.
Recensione di Un affare di famiglia
Può la natura, con le sue regole, le sue bizze, le sue provvidenziali svolte climatiche, (ri)stabilire le regole del cuore, delle vite di uomini e donne sempre più soli e isolati, decisi a non comunicare pur di non farsi (ancora una volta) male? Sì, la natura può tutto. E alla fine della fiera, la risoluzione della matassa appare più semplice del previsto. Perché la natura non ammette facile o difficile, è quel che è, mentre l’uomo complica le banalità della vita.
Ritratto di famiglia con tempesta è un nuovo toccante e delicatissimo affresco di un piccolo circolo di relazioni parentali e affinità elettive cancellate dal lato più orgoglioso ed egoista del nostro carattere. È l’ennesimo tassello in quel mosaico di antropologia e sociologia familiare che Kore-eda, con pazienza e maestria, ha costruito in oltre vent’anni di cinema. Il suo cinema pare fermare il tempo, ricordando i capolavori del maestro Yasujiro Ozu e, con più empatia e meno distacco, le piccole perle cinematografiche del coreano Hong Sang-soo.
La vérité (The Truth) di Hirokazu Kore-eda apre Venezia 76