Ryuichi Sakamoto: Coda di Stephen Schible

foto di Ryuichi Sakamoto

Scritto da Vanessa Forte.

Ryuichi Sakamoto: Coda è l’esplorazione profonda e aggraziata della vita e della pluripremiata carriera, lunga più di quattro decenni, di una delle massime espressioni delle sonorità orientali. Un genio poliedrico la cui evoluzione musicale è scandita dalla ricerca e dalla consapevolezza che le crisi segnano le varie tappe della vita per poi lasciarci liberi di ricominciare.

Dopo il suo controverso documentario su Eric Clapton, Sessions for Robert J., Stephen Schible torna dietro la macchina da presa con questa sua opera seconda sul momento in cui l’artista ridiventa uomo per poi tornare inevitabilmente al genio.

Ryuichi Sakamoto: Coda è una narrazione dalla lunga gestazione (ben quattro anni), cambiata in corso d’opera a causa della diagnosi di cancro ricevuta dal protagonista e di come quest’ultimo si renda conto quanto le crisi, ambientali, sociali e personali, siano il fondamento dell’evolversi dell’artista.

L’emergenza iniziale è rappresentata da un pianoforte “morto affogato” nel tremendo tsunami che investì il Giappone dopo la crisi atomica della centrale di Fukushima. Sakamoto riflette sul fatto che la rivoluzione industriale ha permesso la costruzione dello strumento e l’uomo gli ha dato voce con l’accordatura. Ma bisogna essere vigili, perché proprio Fukushima ha dimostrato che viviamo sempre sull’orlo di un baratro.
La seconda crisi è il crollo delle Torri gemelle di New York, a un passo da casa sua. Anche qui Sakamoto parla di un silenzio lungo sette giorni. Secondo lui la musica e la cultura non possono esistere senza la pace, e la diseguaglianza e la disparità nell’uomo creano una profonda “disperata asimmetria”.
La terza è la malattia. Il 25 luglio 2014 gli viene diagnosticato un tumore alle tonsille, proprio mentre sta girando il documentario ed è in piena fase creativa. Sta infatti creando Async, la colonna sonora di un immaginario film di Andrej Takovskij, le cui immagini gli erano state fornite da film-makers di tutto il mondo. La salute precaria, però, lo costringe a fermarsi e a concentrare tutta la sua attenzione sulle cure. Ed ecco le immagini di questo uomo cortese e timido mentre si spazzola i denti perché la malattia gli ha corroso la mandibola o mentre deglutisce a fatica una decina di pillole raccolte su un tovagliolo di lino. Ma Sakamoto è frustrato da questa inattività e ricomincia a comporre la colonna sonora di Revenant di Alejandro Inarritu per poi passare alla creazione di un nuovo componimento, forse appunto una coda della sua vita d’artista, perché gli “rimangono venti anni di vita o forse solo uno se la malattia si dovesse ripresentare”.

È qui che Ryuichi Sakamoto: Coda ci mostra l’insaziabile curiosità dell’artista che porta alla genesi delle sue creazioni. Sakamoto è un “pescatore di suoni” sia in Artide sia nei boschi sia sul terrazzo di casa propria. È una ricerca assidua, accompagnata da lavoro costante. Egli è affascinato dai suoni naturali lunghi, contemporaneamente tristi e allegri, che non si smorzano e che sono l’antitesi del suono del pianoforte che egli usa per comporre. Ed eccolo, infine, ancora seduto davanti al suo strumento, nell’atto creativo vero e proprio, mentre si scalda le dita perché “fermarsi sarebbe la fine”.

Ryuichi Sakamoto: Coda di Stephen Schible ultima modifica: 2017-09-03T22:40:19+02:00 da Tommaso Tronconi

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