Recensione di Shin Godzilla di Hideaki Anno e Shinji Higuchi.
Definito “il re dei mostri” dal film americano della seconda metà degli anni Cinquanta, Godzilla è stato piegato e adattato a molteplici versioni e fisionomie. Shin Godzilla, ovvero il “nuovo Godzilla”, non è solo l’ennesimo “rimpasto” di uno filone iper-navigato dal cinema giapponese e hollywoodiano. È qualcosa di più. Nelle mani di Hideaki Anno, autore di Neon Genesis Evangelion, il lucertolone più distruttivo della storia del cinema si veste di un forte significato politico, a partire dalla strage di Fukushima (2011), fino agli spettri mai dileguatisi delle bombe atomiche sganciate dagli americani sul Giappone nell’agosto del 1945.
Shin Godzilla sorprende per la giustapposizione visiva di un certo modo di fare cinema che pesca ora negli anni Cinquanta, ora negli Ottanta-Novanta e ora nell’oggi. Infatti il mostro, pur cambiando volto e pelle nel corso del film, per tutta la prima parte richiama alle fattezze più datate e “pupazzesche”, quelle degli anni Cinquanta e Sessanta, con gli occhioni strabuzzati e le movenze anchilosate. Allo stesso tempo, le tante e ripetute scene in interni, con politici e militari che si confrontano sul dar farsi, richiama ad un modus filmandi tipico dell’ultimo ventennio del secolo scorso. Mentre l’uso degli effetti speciali, soprattutto nelle scene di distruzione della città di Tokyo, sono davvero molto moderne, addirittura svergognate nell’ultima parte assolutamente iper-realista.
Il monito, o forse sarebbe meglio dire l’atto di accusa, è più forte che mai: Godzilla, che potrebbe essere una divinità (non a caso si chiama God-zilla) giunta sulla Terra per il giudizio universale e lo sterminio dell’umanità (sempre più crudele ed egoista), è il frutto malato e incontrollabile delle cattive azioni dell’uomo. Il mostro si è cibato delle scorie nucleari che l’uomo ha nascosto nel mare, e ora il suo organismo si è adattato e sviluppato in modo da essere pressoché indistruttibile. Godzilla lo abbiamo generato noi, e adesso viene per annientarci, cercando di ristabilire gli equilibri (di potere) tra Natura e Uomo. Un uomo che, anche nella situazione più disperata e irreversibile, non rinuncia al suo lato più abietto, ovvero l’uccisione, in questo caso un massacro, di uomini per eliminare una creatura che lui stesso ha creato.
Sullo sfondo di un tema ecologico che muta in politico ed apocalittico, Shin Godzilla è quindi un grande film, fulgido esempio di come si possa fare un cinema ancora artigianale e militante, ma anche spettacolare e intelligente, mescolando in un ibrido originale il passato e il presente, sia a livello visivo che di contenuti.