Recensione di The gangster, the cop, the devil di Lee Won-tae.
Scritta da Pietro Braccio.
The gangster, the cop, the devil è un film furbo. Perché mette insieme tre elementi che hanno sempre funzionato nel cinema coreano: criminali, poliziotti e diavoli, che generalmente prendono le sembianze di (serial) killer (si veda su tutti il bellissimo I saw the devil di Kim Jee-woon). Tre tipologie di personaggi dark e noir che, mescolati bene insieme, non possono che dare un buon prodotto finale. È così anche per il film diretto da Lee Won-tae.
Per catturare un feroce assassino seriale, polizia e criminalità organizzata sono disposte a collaborare, scambiandosi informazioni, soffiate, dettagli. È così che lo sbirro Jung Tae-suk scende a patti col boss criminale Jang Dong-soo, vittima di un killer ignaro della sua “altolocata” identità. Il risultato è una “caccia all’uomo” senza esclusione di colpi, fortemente action, violentissima. Il che vuol dire per lo spettatore divertimento assicurato in nome un entertainment sofisticato, acrobatico, serratissimo.
The gangster, the cop, the devil incarna al meglio il cinema di genere che i coreani sanno fare benissimo con un forte stampo commerciale, capace di coniugare con le giuste dosi, ma anche qualche eccesso che male non fa, un “fare cinema” allo stesso tempo autoriale e mainstream. Da questo punto di vista la Corea del Sud vince a mani basse su Hollywood.
The gangster, the cop, the devil funziona in regia, ambientazione, toni e umori, ma una bella spinta gli viene anche dai suoi tre notevoli interpreti, sui quali spicca il sempre più bravo Ma Dong-Seok, assoluto caratterista e trasformista delle produzioni made in Korea.