Il Kung-fu prima di Bruce Lee. The Grandmaster di Wong Kar-wai va all’origine delle arti marziali Wing Chun, basandosi e ripercorrendo la vita di Ip Man, maestro e mentore di Bruce Lee, limpido esempio di allievo che ha surclassato il maestro, quantomeno nel ricordo dei fan.
Una storia, quella di Ip Man, non nuova sul grande schermo. Wilson Yip, attore e regista di Hong Kong, gli ha praticamente già dedicato una trilogia di successo. Ma non per questo Wong Kar-wai si è fatto indietro. Anzi ha deciso di farne una sorta di somma del suo modo di fare cinema. Il risultato è un film che stordisce per la sua bellezza, soprattutto durante i combattimenti in assenza di gravità, filmati come se fossero scene d’amore o leggiadre melodie musicali. The Grandmaster riesce nel conciliare gli opposti, ossia alcuni tratti tipi del cinema di Wong Kar-wai come le luci calde, i primi piani e l’ampio uso del rallenty con la fredda e immediata precisione delle arti marziali. Coglie la ricerca impossibile dell’armonia e dell’equilibrio, le stesse rincorse per decenni da un Paese, la Cina, diviso e immerso nel caos della Storia. La pellicola riesce nel parlare di Storia tramite la storia di Ip Man, che ne diventa una sorta di simbolo sospeso e compiuto tra tradizione e modernità.
L’esito non è un romanzone né un action che diverte lo spettatore. Da questo punto di vista The Grandmaster si smarca molto da una massa piuttosto affollata sia di film che di pubblico. The Grandmaster è un film di grande riflessione, di attese e di forti ellissi temporali che non ci aiutano a capire con esattezza lo svilupparsi della vicenda. Ma poco importa di fronte all’estasi visiva a cui ci conduce.
Meravigliosi i due interpreti principali: Tony Leung (Lussuria – Seduzione e tradimento di Ang Lee) e Zhang Ziyi (The Banquet di Feng Xiaogang).