Recensione di The Precipice Game – La nave della paura di Zao Wang.
Un’occasione sprecata. Questo è The Precipice Game – La nave della paura di Zao Wang, annacquato horror in alto mare che aveva tutte le potenzialità per diventare un piccolo cult e invece rimane un piccolo film, quasi insignificante.
La giovane veterinaria Liu sale col fidanzato su una nave da crociera per un’insolita caccia al tesoro che mette in palio un premio ricco e misterioso, ma ben presto, insieme ad altri quattro partecipanti, si ritrovano coinvolti in una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
Una nave da crociera, un gruppo ristretto di uomini e donne che hanno qualcosa da nascondere, un gioco a premi che si trasforma in un gioco al massacro. The Precipice Game – La nave della paura di Zao Wang ha tutti gli elementi per configurarsi come una sorta di Saw – L’enigmista in mare aperto, su una nave che non dà via di scampo, intrappolati nel sadismo di un illusionista in divisa che “gioca” a uccidere la gente. Peccato che non riesca nell’intento. E la causa principale non è tanto nella scarsa prova attoriale degli interpreti né nei dialoghi tirati via (e sorvolo sull’aberrante doppiaggio italiano), quanto nell’incapacità di creare l’atmosfera di terrore che servirebbe al film. Il problema, quindi, è un problema di regia, per niente abile nel costruire la suggestione del brivido.
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Non bastano qualche stonato inserimento slasher o qualche improvviso e improvvisato picco di suspense per tenerci con gli occhi incollati allo schermo. The Precipice Game va alla deriva, vittima di un auto-sabotaggio che lascia un po’ dispiaciuti e un po’ senza parole. Il gioco del precipizio si getta da solo nell’abisso della banalità, e anche della noia (diciamolo!) perché a fatica s’arriva in fondo all’oretta e mezza di durata. “Ne rimarrà uno solo” afferma all’inizio del gioco il capitano della nave. È già tanto se lo spettatore rimane al suo posto.
Infantile il finale, che conferma la poca consistenza di tutta l’opera, riducendo tutto ad un giochino prevedibile, ad un joke da quattro soldi, da lotteria da spartano campeggio più che da crociera di lusso.