Zhao Liang, Hu Guan, Tsai Ming-liang e Joko Anwar rappresentano il cinema asiatico alla 72esima edizione del Festival di Venezia. Sono stati infatti annunciati i film in programma, come sempre suddivisi tra Concorso, Fuori concorso e Orizzonti.
Chiamato a tenere alta la bandiera del cinema orientale nelle file del Concorso sarà il cinese Zhao Liang con il documentario Behemoth, coproduzione tra Cina e Francia. Una coproduzione interessante per l’unico documentario in gara e in corsa per i premi più ambiti (documentari di varie nazioni abbondano poi nel Fuori concorso…). Che Behemoth abbia davvero qualcosa di speciale?
Fuori concorso due pezzi grossi: Lao Pao Er (Mr Six) del cinese Hu Guan, con Feng Xiaogang, che sarà il film di chiusura del Festival di Venezia e Na Ri Xiawu (Afternoon) dell’inossidabile Tsai Ming-liang. Il primo è una grande produzione incentrata sul conflitto di valori tra la Cina di ieri e quella di oggi; il secondo, dopo il durissimo Stray Dogs dello scorso anno, si annuncia come una nuova ondata di emozioni contrastanti.
Nella sezione Orizzonti, invece, troviamo l’unico “coreano” presente al festival, ovvero A copy of my mind di Joko Anwar (coproduzione Indonesia e Corea del Sud). Il tanto amato e apprezzato cinema coreano non ha quindi (purtroppo) incontrato l’interesse del direttore Alberto Barbera e il suo staff. Strano…
Che altro dire, dunque? C’è un po’ di amarezza, senza dubbio. La presenza del cinema asiatico al Festival di Venezia 2015 è un po’ scarsa, rimasto schiacciato dai molti film americani e dai molti film italiani. Un piccolo grande particolare: il Giappone non pervenuto. E un’altra domanda sale prepotente: Design for Living di Johnnie To che fine ha fatto?
Beh che dire, partecipo da molti anni e amo molto il cinema asiatico, di norma, le poche cose “diverse” dal solito e originali del festival, purtroppo i tempi di Muller sono un mero ricordo, questo Barbera e’ assolutamente canonico e poco aperto… un po’ di paraocchi probabilmente.. che peccato. Veramente una misera presenza quest’anno. Spero in un cambio imminente. E magari in una totale nuova organizzazione che il festival meriterebbe, ormai sempre piu in discesa, mentre la concorrenza si imbelletta, su tutti Cannes e non soltanto. Che tristezza solita maniera italiota di maltrattare cio’ che di valido avremmo. Amarezza.